Nell’agosto del 2011, non so dirvi se era il 10 o il 14, ero a cena con la mia famiglia nella casa dei miei suoceri all’Argentario che si affaccia di fronte all’isola del Giglio. Ogni sera, durante il periodo estivo, era normale vedere passare navi da crociera, di qualunque compagnia, nel canale che separa l’isola dalla terra ferma. Il canale fa circa 8 miglia nautiche e le navi passavano in tutta sicurezza circa a metà. Quel tratto di mare non presenta alcun tipo di pericolo e dunque nessuno si è mai scandalizzato o preoccupato del loro passaggio. Ma quella sera è accaduto qualcosa di strano. Mentre eravamo a cena abbiamo visto avvicinarsi al canale la Costa Concordia la quale, invece di tenersi nel mezzo, ha deviato verso l’isola. Inizialmente pensavamo che si avvicinasse a Giglio Porto per fermarsi in rada e ammirare lo spettacolo dei fuochi d’artificio che di solito si tiene in quel periodo. Ma la sua manovra, man mano che la portava verso l’isola, ci parse quantomeno azzardata. Osservando col binocolo abbiamo potuto costatare che la nave, non solo aveva raggiunto la costa (quella geografica), ma non aveva ridotto in nessuna maniera la sua velocità. Ecco la visuale dall’isola di quel passaggio:
Quando, la notte del 13 gennaio 2012 vidi le prime immagini della nave che, in balia delle correnti, inclinata come la torre di Pisa, si stava avvicinando alla riva, capii subito cosa era successo. La Concordia aveva preso uno scoglio, anzi, aveva preso l’isola (gli scogli delle Scole sono a pochissime decine di metri dalla spiaggia) e stava andando a fondo.
Il giorno dopo vidi il relitto spiaggiato e subito pensai a come potesse essere stato stupido il comandante a cacciarsi in un guaio simile. Due giorni dopo, 36 ore dopo il naufragio, ero su una barca a vela, in preda al mare mosso, con un amico giornalista di Bloomberg, in direzione Giglio.
Vien da sé che per me la questione Concordia ha del personale.
Frequentando l’Argentario ho avuto modo di parlare con molte persone che furono direttamente coinvolte nel salvataggio e con lupi di mare che conoscevano la zona come le loro tasche. Diciamo che mi sono fatto un know-how non indifferente sulla questione e, da subito, la mia impressione è stata quella che il comandante avesse fatto una enorme, incomprensibile cazzata senza senso e motivo alcuno. E così, in effetti, è stato. Schettino non ha scusanti per l’azzardo. Non ha scusanti per aver abbandonato la nave anzitempo (ma anche in questo caso c’è molta fuffa che aleggia attorno a questo pezzo di storia) e non ha scusanti per le prime deliranti interviste che ha rilasciato.
Quindi? Tutto a posto? Trovato il colpevole? Se di primo acchito avrei detto di sì, col passare del tempo la mia convinzione si è molto affievolita, al punto da arrivare a oggi, a relitto raddrizzato, a spezzare una grossa lancia a suo favore. Non è una provocazione e vorrei motivarla a fondo se avete pazienza.
I fatti sono che un comandante, per sua deliberata scelta, toglie il pilota automatico e fa fare rotta verso il Gilglio per omaggiare il maitre della nave di origini gigliesi. Per fare questo chiama un vecchio comandante Costa in pensione e chiede “C’è acqua a 0,3?” – “Sì” gli risponde l’altro. 0,3 è la distanza (non so se miglia nautiche o kilometri) fra l’isola e la rotta della nave e, in effetti, a 0,3, sotto la chiglia della Concordia c’è acqua a sufficienza per navigare. Tanta quanta ce n’era nel passaggio dell’agosto precedente. Purtroppo per lui, la manovra non va a buon fine, quel 0,3 diventa qualcosa di meno e la nave urta gli scogli. Benissimo. A questo punto vorrei cominciare ad innestare la mia ‘difesa’ nei confronti del comandante Schettino che si è trovato in mezzo fra la sua stupidità e l’avidità dell’altro grande-grandissimo player di questa partita: la compagnia di navigazione Carnival e la sua controllata Costa.
1) Il capitano ha l’autonomia di disabilitare la guida automatica della nave e andare fuori rotta per un motivo che lui ritiene valido, inchino compreso. Quello che, a mio avviso, non può accadere – se non in caso di complicità – è che la compagnia stessa non si accorga di quello che sta accadendo. La Concordia era fuori rotta di 3 miglia, il tracking GPS di navi del genere (e anche di quelle molto più piccole) è Open Data (http://www.marinetraffic.com) quindi chiunque può sapere dove si trovi una nave in qualsiasi momento. Possibile che nel centro di controllo di Costa Crociere non si sia acceso un pallino rosso su una sua nave in rotta di collisione con un isola in una tranquilla serata di gennaio? Se sì, allora la compagnia è stata inetta/inefficiente/incapace. Se no la compagnia è inetta/inefficiente/incapace. Non è pensabile che nel 2012 non ci fossero dei sistemi di sicurezza atti a segnalare situazioni del genere. Pensiamo solo se la Concordia fosse stata in avaria o dirottata da un (altro) pazzo. Possibile che nessuno abbia cercato di mettersi in contatto preventivamente con la nave per capire cosa stesse succedendo? Se sì, allora la compagnia ha assecondato il volere del capitano. Se no la compagnia è inetta/inefficiente/incapace. E consenziente nel caso di pratiche del genere.
2) La nave si schianta contro le rocce. Si apre una falla lunga quasi 70 metri, invade i compartimenti stagni che bastano per farla affondare. Pochi minuti dopo l’urto sicuramente i sensori fanno sapere alla sala comando della nave che il suo destino è segnato. Il comandante comincia una lunghissima serie di telefonate con Costa che, a quel punto, anche se Schettino, in preda al panico, mentisse spudoratamente, avrebbe la possibilità di verificare l’entità dei danni consultando tutta la catena di comando attiva al momento sulla nave. E non c’era bisogno di sporgersi, bastava guardare i sensori e sentire gli uomini in sala macchine per capire che l’acqua entrava a fiumi. Perché Schettino perde tanto tempo al telefono invece di dare l’abbandono nave? In primis perché è in preda al panico, conscio di aver combinato uno dei più grandi disastri della navigazione mondiale. Secondariamente perché Costa vuole sapere se la nave può galleggiare ed essere portata via. Ma non per salvare le vite umane! Perché perderla vuol dire perdere 500 milioni di euro di nave oltre a tutti gli introiti che avrebbe potuto generare. Inoltre c’è l’assicurazione. Che paga solo in determinati casi. Quindi bisogna accordarsi in fretta. Ma ‘in fretta’, la notte del 13 gennaio 2012, non è abbastanza. Dopo un’ora la nave, raggiunta la costa per una miracolosa spinta dei venti, comincia ad inclinarsi rendendo difficilissime le operazioni di evacuazione. Il risultato sono 30 morti e 2 dispersi. Guarda caso, di quella sera, ci sono tutte le intercettazioni del mondo, tranne quelle tra Schettino e l’unità di crisi di Costa Crociere. Come mai?
3) L’equipaggio della Concordia, oltre alla suddetta catena di comando che non è riuscita ad ammutinarsi di fronte all’inadeguatezza palese del comandante, e che anzi, come quest’ultimo, non ha esitato ad abbandonare la nave anzitempo, è formato anche da una moltitudine di persone, proveniente da ogni parte del mondo. Persone che parlano lingue diverse, con mansioni da hotel keeper, ma che, incredibilmente, in caso di emergenza, sono tenute a comportarsi come dei militari e gestire l’evacuazione di un palazzo galleggiante, senza aver mai potuto sperimentare nulla del genere in precedenza. Chi ha selezionato e formato questo personale? Chi ha selezionato e formato gli ufficiali fifoni? Chi ha stabilito le policy di sicurezza? Schettino?
4) La parte più bella poi è quella all’amatriciana. Schettino viene, giustamente, arrestato. Dagli all’untore! Eccolo lì, l’uomo del disastro. Costa Crociere si dissocia immediatamente e dice che non fornirà assistenza legale al suo comandante. Il processo comincia e a tutti viene accordato il patteggiamento (dirigenti Costa e ufficiali) tranne che a Schettino. Ops! Vuoi vedere che vogliono scaricare completamente la colpa addosso a lui? Unico colpevole di una sciagura senza senso? Beh, un colpevole deve pur esserci e forse è meglio per tutti che sia soltanto lui. Magari è meglio pure per lui, si assumerà le sue colpe, si farà qualche anno di galera e, quando uscirà, troverà le chiavi di un conto off-shore con un po’ di milioni in cambio. Paradossale no? Schianti una nave, fai 32 morti, ti assumi la colpa e ti becchi in premio un po’ di soldi pur di non tirare in mezzo la compagnia. Certo che il rifiuto del patteggiamento da parte della procura potrebbe complicare le cose… Vedremo.
Ma torniamo al raddrizzamento della nave.
Ciò che è stato fatto dimostra che, se l’uomo si organizza, non c’è stupidità che tenga e i problemi, almeno quelli nell’ambito pratico, anche i più difficili, si risolvono. Personalmente ho seguito con grandissimo interesse il recupero del relitto e sono stato diverse volte al Giglio a vedere come procedevano i lavori. Sentire la voce rotta di Nick Sloan (il ‘salvage master’) al termine delle operazioni di rotazione mi ha commosso e inorgoglito in quanto essere umano. Non c’entrano le nazionalità. C’entra l’uomo con il suo ingegno. E basta.
Vedere alcuni italiani salire sul carro del vincitore come se avessero vinto la coppa del mondo e riempirsi la bocca di orgoglio italico quando questa storia, di italica, ha solo la vergogna e 32 morti sulla coscienza con un colpevole fittizio, mi ha fatto particolarmente schifo.
Grazie al successo delle operazioni, il competentissimo e preparatissimo Ing. Porcellacchia (responsabile del recupero per Costa Concordia), con la sua bonaria ma serissima verve comunicativa, ha smacchiato – a sua insaputa – l’immagine di Costa Crociere. Una compagnia che ha responsabilità nel mancato controllo sulla rotta delle sue navi (e quindi dell’impatto contro le rocce della stessa), dell’incompetenza totale del suo equipaggio e del ritardato abbandono nave (e quindi della morte di 32 persone). E i giornali tutti, nessuno escluso, continuano ad additare Schettino come unico responsabile.
Il recupero costerà a Costa Crociere circa 600 milioni di Euro. Ma quanto vale il relitto recuperato? Quanto vale l’immagine recuperata dal successo dell’operazione? Quanto vale l’essersi lavata le mani dal sangue facendo cadere la colpa sul capro espiatorio più facile? Vuoi vedere che, alla fine, per Costa Crociere, tutto questo è stato solo un buon affare?
Meditiamo.