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  • CAMILLE @ ENCOUNTERS SHORT FILM FESTIVAL – ONLINE AWARD




    Camille è stato selezionato dall’Encounters Short Film Festival di Bristol (UK). Parteciperà a due sezioni:

    – International Panorama (nel mondo reale, con un cinema, una proiezione e del pubblico)

    – Online Award (via web)

    Odio i festival online, li vincono sempre coloro che riescono a mettere insieme più amici via Facebook o Myspace… non certo gli artigiani più bravi! In ogni caso si può vedere per intero e votare direttamente da qui sulla pagina di Babelgum che è partner dell’edizione 2009 del festival inglese.

    Encounters Short Film Festival si terrà a Bristol dal 17 al 21 novembre.





  • Attori e registi.


    Regia. Cos’è la regia? A livello elementare è la gestione del tempo in funzione dello spazio: quando, dove e come far accadere un evento all’interno di una scena. Da sempre ho approcciato in maniera tecnica al mondo del cinema (e surrogati). La mia esperienza sul set ma soprattutto in post ha formato una coscienza tecnica che mi ha permesso di sviluppare un mio linguaggio narrativo (che esso piaccia o meno). Quindi ho aggiunto, alla gestione del tempo, un livello estetico decidendo che le mie storie sarebbero state raccontate in quella maniera. In linea di massima, per un regista di spot, videoclip e documentari, oltre alle idee, sono sufficienti questi due livelli. Una band può e deve recitare bene per essere credibile nei suoi videoclip ma alla fine, senza audio in presa diretta, e con tre minuti a disposizione è difficile far sublimare delle emozioni da un prodotto del genere. Se non a livello puramente estetico. Stesso discorso per lo spot anche se il linguaggio è differente e preconfezionato.

    Le cose cambiano quando invece c’è una storia da raccontare. Le storie dovrebbero nascere tutte da un’esigenza narrativa irresistibile che preme sullo stomaco dell’autore e che porta a scrivere, innanzitutto, e poi a realizzare. Camille in questo senso mi ha dato una grossa visione d’insieme del lavoro del regista cinematografico. E ne parlo con tutta l’umiltà del mondo. Diciamo che dal punto di vista della sceneggiatura non ho scoperto cose nuove, scrivendo già da diversi anni non mi sono trovato di fronte a grosse novità. Certo, sicuramente non si finisce mai di imparare ma scrivere un corto dopo aver scritto lunghi per anni, non è certo un’esperienza illuminante (io odio i corti – tanto per capirsi ). Dal punto di vista della direzione tecnica formale ho messo in pratica tutto quello che ho imparato in dieci anni di carriera e sono molto contento dei risultato ottenuto, diciamo che lo spazio e il tempo sono stati gestiti in maniera corretta, non mi sono inventato nulla di nuovo per non strafare, ho solo messo in pratica i fondamentali. Ma girare Camille mi ha aperto gli occhi su una cosa. Che non c’è tecnica, non c’è fotografia, non c’è scenografia, location, musiche che tengano: il film è fatto solo dagli attori. E da come vengono diretti.
    Dopo aver finito il lavoro mi sono reso conto che in alcuni punti le intenzioni degli attori non sono state quelle giuste. Sul set, in particolare in una scena fondamentale per lo sviluppo tensivo della storia, non sono stato in grado di trasmettere all’attrice quello che volevo. Lei magari era pensierosa, distratta. Ma è proprio in queste situazione che il ‘manico’ di un regista dovrebbe venire fuori, aiutando l’attore a ritrovare la concentrazione e, di conseguenza, il personaggio. Sì, il personaggio: ho capito che l’unica cosa sulla quale vale veramente la pena focalizzare è proprio questa. Non l’avevo capito. Ahimè.
    Così, per farla breve, ho deciso che, per comprendere veramente cos’è un attore, cos’è un personaggio, sarebbe stato il caso di diventare io stesso un attore, un personaggio. Ho pensato che fosse di vitale importanza riuscire a capire cosa muove le emozioni all’interno di un essere umano attore. E così, grazie alle preziose ricerche di mia moglie, ho conosciuto Beatrice Bracco.
    Beatrice è una delle più importanti acting coach che operano in Italia, forse in Europa. Di origine argentina ma da tanti anni nel nostro paese ha aperto una scuola ed ha formato attori dal talento eccezionale quali Kim Rossi Stuart o Claudio Santamaria tanto per citarne alcuni.
    Ho frequentato, per ora, due seminari. Tre più cinque giorni. Sicuramente non ho imparato a recitare. Quello che ho capito invece è che ognuno, dentro di sé, ha tutto quel che serve per diventare un grande attore. Beatrice mi ha rivoltato come un calzino, e c’è un Piero prima, ed un Piero dopo. “Visitare un personaggio a tale profondità da conferirgli la vita”. Questo è quello che fa Beatrice. E parte, innanzitutto, dalla conoscenza di se stessi. Io mi sono sempre ritenuto un uomo di scienza. Uno razionale e pragmatico. Miscredente e senza dio. Eppure, ho vissuto delle esperienze, sensoriali e mentali, al di là di quello che io potessi solo immaginare. Ed ho fatto solo pochi passi di un processo lungo e difficile. Ho vissuto momenti di estrema libertà, indimenticabili. In mezzo a sconosciuti mi sono liberato. Ed ho pianto. Dopo vent’anni e più che non versavo nemmeno una lacrima. Chiamalo Stanislavskij, chiamalo Strasberg… fattostà che è stato talmente lampante il fatto di aver scoperto e cominciato a conoscere un mondo nuovo, che ho deciso che questo mio percorso di formazione non potesse che continuare. Vorrei riuscire ad assumere una sicurezza tale che mi porti ad interfacciarmi con gli attori in maniera conscia e libera. Conoscendo loro, conoscendo cosa muove il loro intimo, posso capire come far sviluppare i loro personaggi. Che è tutto. Da ora in poi mi concentrerò in maniera completamente diversa sul set. Il mio lavoro sarà per la quasi totalità sui personaggi. Un film si può fare con cento milioni di dollari o con mille. L’unica differenza la fanno i personaggi che gli attori portano davanti alla cinepresa. Il resto si può dire che sia quasi superfluo.
  • Cannes e dintorni


    Quest’anno sono stato per la prima volta al Festival di Cannes. Ho iscritto Camille allo Short Film Corner e sono partito.  Cannes è il festival più grande d’Europa, non tanto per il lato puramente cinematografico ma soprattutto per quanto riguarda gli affari. Qui infatti il lato fieristico è estremamente preponderante. Ogni Nazione, ogni film commission, ogni casa di produzione ha uno stand, come al Salone del mobile di Milano, e vende i suoi prodotti che, invece essere sedie e sgabelli, sono film, documentari e qualche cortometraggio. Il meccanismo è il seguente. Ogni filmmaker  che approda a Cannes, oltre a vivere di aperitivi sulla spiaggia sponsorizzati ogni giorno da qualche paese, è alla spasmodica ricerca di uno strano essere, dai tratti mitologici: il buyer. Colui che compra. Ho visto filmmaker io, che voi umani non potete nemmeno immaginare… Gente totalmente invasata alla ricerca di qualche compratore per il proprio cortometraggio. Prezzo di mercato fra i 500 e i 1500 euro. Sia per corti ‘no budget’ che per produzioni mainstream. Ridicolo, non trovate? Con quella cifra mi sarei giusto giusto ripagato la vacanza in terra di Francia… Per cui, parliamoci chiaro, per i corti non c’è nessun tipo di mercato che valga la pena essere sfruttato. I corti vanno fatti per mettersi alla prova e trovare contatti. A Cannes il mercato è ben altro. E lo si vede dalla rada di fronte all’obrobrioso palazzo del cinema. Una schiera di yacht milionari a perdita d’occhio, inaccessibili ai più e sui quali vengono prese le decisioni importanti. E imbandite le feste più esclusive. Io mi sono accontentato degli aperitivi in riva al mare che non richiedevano abito da sera e ai quali ho preso un po’ di contatti con festival stranieri ai quali spedirò Camille. Peccato che mi ci sia voluto un po’ per capire come funzionava il meccanismo. Ne faccio tesoro per le prossime edizioni alle quali arriverò più preparato. Ero abituato alla Mostra del Cinema di Venezia, che ho frequentato per otto edizioni consecutive, un festival totalmente incentrato sulla programmazione, dove la parte di mercato è rinchiusa in una saletta del Casinò. A Venezia si va per vedere i film, anche sei al giorno, a Cannes di film non ne ho visto nemmeno uno…

  • Camille


    Camillle è un gatto. Un gatto speciale. Io amo i gatti, come gli egiziani li adoro e, quando mia moglie mi ha proposto il soggetto di questo corto, mi sono subito innamorato dell’idea. E così l’abbiamo messo in pista. L’idea di base, quella dell’utilizzo di una villa al mare in autunno, è nata ad agosto 2008 grazie anche agli spunti di Filippo Conz mio caro amico, nonchè testimone di nozze, nonchè filmmaker, nonchè centrocampista rifinitore. Poi Eleonora l’ha elaborata e dopo qualche revisione siamo arrivati alla metà di settembre con il soggetto pronto. In un paio di sere ho scritto la prima stesura della sceneggiatura sulla quale abbiamo cominciato a ragionare sia con Eleonora che con Pacio, il produttore esecutivo. Subito ci siamo resi conto che 22 pagine di sceneggiatura non erano uno scherzo. Dopo un primo, sommario, spoglio abbiamo realizzato che i giorni di shooting non sarebbero mai stati meno di quattro e che tutto questo avrebbe avuto un costo non irrisorio. Siamo partiti con l’idea di investire 15k euro. Siamo partiti con l’idea di girarlo bene, al massimo delle potenzialità. Abbiamo contattato il direttore della fotografia, padre di un amico di un nostro amico, il quale ci ha detto: ‘Si può fare’.

    Alè!
    E siamo partiti. In 45 giorni abbiamo fatto tutto. Preproduzione, casting, sopralluoghi, logistica, revisioni della sceneggiatura e del piano di produzione e tutto ciò che serve. Finchè il 29 ottobre siamo partiti per l’Argentario dove, nei quattro giorni successivi abbiamo girato.
    Il tempo che doveva essere disastroso ci ha regalato delle giornate splendide, con tramonti impagabili e un mare con un ‘gran carattere’. Eravamo in 17 (attori compresi) ed è stato estenuante ma bellissimo. Praticamente tutti sono tornati a casa con l’influenza (me compreso), distrutti dalla fatica ma credo, se posso parlare per tutti, con un’emozione da ricordare.
    La postproduzione è stata mooolto più semplice. In casa ho tutto quello che serve per montare in full hd non compresso e nel giro di una settimana avevo la prima stesura del corto. Ventiquattro minuti! Mannaggia tantissimo! Imperativo: tagliare. E così passano le settimane: curando dettagli, sistemando la recitazione degli attori, scovando cose dimenticate nel girato, ecc… Il 13 dicembre il rough cut era pronto (con tanto di doppiaggi fatti) per essere spedito ai festival. Il 15 c’erano un sacco di scadenze in giro per il mondo. Così ho spedito. E, nel giro di qualche giorno, sono arrivato a 25 spedizioni. 4 continenti. Eleonora aveva preparato delle musiche provvisorie che sono state mixate stereo dal Gaber. Ma c’era ancora molto da fare e il Natale, con tutte le sue feste e trasferte, ci ha bloccato. Ci siamo rimessi in pista a metà gennaio cercando di dare corpo alle musiche, di renderle al meglio possibile. Eleonora ci ha dato dentro di brutto e quello che ne è venuto fuori è un mondo fatto di carillon e atmosfere nere, ma anche di speranza e azione.
    Così, il 29 gennaio sono partito per Milano con un orrido volo Ryanair (mai più) dall’orrido aeroporto di Ciampino alla volta del mix. E che mix! Cinquepuntouno! Siamo stati quattro giorni chiusi nella regia dello studio su una session di Pro Tools che aveva dell’incredibile, il Gaber è proprio un mago! Il 2 febbraio sono tornato a roma con il mix fatto. Ovviamente, testandolo su altri impianti abbiamo scovato qualche noia ma nulla che, con qualche ora di lavoro, non si possa sistemare.
    Oggi è un grande giorno, quello che aspettavo da agosto. E’ il giorno della color correction. Per quanto mi riguarda è la lavorazione più bella. Adoro stare sul DaVinci (2k) e vedere come quella macchina meravigliosa sia in grado di trasformare le tue immagini… è una magia!
    Vado. E’ ora.
  • INIZIO

    Finalmente ho deciso. Lo faccio. Questo è il momento. Ci ho pensato tanto e tante volte ci sono arrivato vicino ma spesse volte sono stato preso dagli eventi. O dalla pigrizia. Perchè no? Anche dall’imbarazzo… Che cosa posso scrivere di così interessante all’interno di un blog? Che cosa spingerebbe qualcuno a leggere le mie cartoline cinematografiche? Ma soprattutto, con tutta franchezza: voglio veramente che qualcuno legga ciò che mi passa per la testa? Sono domande a cui risponderò strada facendo. Per ora ho deciso di tirare su la serranda e aprire la mia macelleria con specialità cinefile.