Autore: Piotr

  • RECENSIONE CAMILLE by ZABRISKIE POINT

    Avendo partecipato al concorso online di 242 Tv, ho ricevuto una bella recensione da parte della rivista cinematografica online Zabriskie Point. L’autore della recesione è Francesco De Nobili.

    Incollo la recensione.
    “Nelle parole di Piero Costantini il suo “Camille” non è un cortometraggio bensì un film breve. Fidatevi, non si tratta solo di semantica; la differenza c’è e si nota. La definizione di film breve è assolutamente calzante perché questo lavoro del lungometraggio (o film) ha tutto, fuorché la durata. E a guardarlo viene voglia di attendere il primo film lungo di Piero Costantini. In questo ottimo lavoro dalla chiara venatura horror, assistiamo ad una storia oscura e misteriosa,fatta di voci lontane, incubi e racconti macabri, ma anche di problemi irrisolti, di follia e di morte; quella morte che non sembra preoccupare il gatto Camille.
    Una scena d’apertura che ricorda quella di “The Shining” al quale per la verità il regista, che è anche montatore e sceneggiatore di quest’opera, sembra dovere più di un’ispirazione…
    La regia di Costantini è molto interessante per ritmo e movimenti. Ottime le prove di tutti gli attori, compreso il piccolo Jacopo Robortella. Una menzione di merito va al direttore della fotografia Blasco Giurato che, se da un lato non ha bisogno di presentazioni, va applaudito per aver contribuito alla riuscita del lavoro di un giovanissimo regista come Piero.”

    Link alla pagina originale:
    http://www.zabriskiepoint.net/node/9569
  • LA TRILOGIA DEL MOVIMENTO

    Pubblico solo ora, dopo ormai cinque anni, la “Trilogia del Movimento” completa, tre videoclip in uno (o uno in tre) degli Audiorama. Partite da un punto qualsiasi del video e tornateci andando a loop. E’ una sorta di storia infinita… perdersi, ritrovarsi, perdersi ancora.
    Buona visione!




    AUDIORAMA – TRILOGIA DEL MOVIMENTO from Piero Costantini on Vimeo.

  • CAMILLE @ ENCOUNTERS SHORT FILM FESTIVAL – ONLINE AWARD




    Camille è stato selezionato dall’Encounters Short Film Festival di Bristol (UK). Parteciperà a due sezioni:

    – International Panorama (nel mondo reale, con un cinema, una proiezione e del pubblico)

    – Online Award (via web)

    Odio i festival online, li vincono sempre coloro che riescono a mettere insieme più amici via Facebook o Myspace… non certo gli artigiani più bravi! In ogni caso si può vedere per intero e votare direttamente da qui sulla pagina di Babelgum che è partner dell’edizione 2009 del festival inglese.

    Encounters Short Film Festival si terrà a Bristol dal 17 al 21 novembre.





  • Attori e registi.


    Regia. Cos’è la regia? A livello elementare è la gestione del tempo in funzione dello spazio: quando, dove e come far accadere un evento all’interno di una scena. Da sempre ho approcciato in maniera tecnica al mondo del cinema (e surrogati). La mia esperienza sul set ma soprattutto in post ha formato una coscienza tecnica che mi ha permesso di sviluppare un mio linguaggio narrativo (che esso piaccia o meno). Quindi ho aggiunto, alla gestione del tempo, un livello estetico decidendo che le mie storie sarebbero state raccontate in quella maniera. In linea di massima, per un regista di spot, videoclip e documentari, oltre alle idee, sono sufficienti questi due livelli. Una band può e deve recitare bene per essere credibile nei suoi videoclip ma alla fine, senza audio in presa diretta, e con tre minuti a disposizione è difficile far sublimare delle emozioni da un prodotto del genere. Se non a livello puramente estetico. Stesso discorso per lo spot anche se il linguaggio è differente e preconfezionato.

    Le cose cambiano quando invece c’è una storia da raccontare. Le storie dovrebbero nascere tutte da un’esigenza narrativa irresistibile che preme sullo stomaco dell’autore e che porta a scrivere, innanzitutto, e poi a realizzare. Camille in questo senso mi ha dato una grossa visione d’insieme del lavoro del regista cinematografico. E ne parlo con tutta l’umiltà del mondo. Diciamo che dal punto di vista della sceneggiatura non ho scoperto cose nuove, scrivendo già da diversi anni non mi sono trovato di fronte a grosse novità. Certo, sicuramente non si finisce mai di imparare ma scrivere un corto dopo aver scritto lunghi per anni, non è certo un’esperienza illuminante (io odio i corti – tanto per capirsi ). Dal punto di vista della direzione tecnica formale ho messo in pratica tutto quello che ho imparato in dieci anni di carriera e sono molto contento dei risultato ottenuto, diciamo che lo spazio e il tempo sono stati gestiti in maniera corretta, non mi sono inventato nulla di nuovo per non strafare, ho solo messo in pratica i fondamentali. Ma girare Camille mi ha aperto gli occhi su una cosa. Che non c’è tecnica, non c’è fotografia, non c’è scenografia, location, musiche che tengano: il film è fatto solo dagli attori. E da come vengono diretti.
    Dopo aver finito il lavoro mi sono reso conto che in alcuni punti le intenzioni degli attori non sono state quelle giuste. Sul set, in particolare in una scena fondamentale per lo sviluppo tensivo della storia, non sono stato in grado di trasmettere all’attrice quello che volevo. Lei magari era pensierosa, distratta. Ma è proprio in queste situazione che il ‘manico’ di un regista dovrebbe venire fuori, aiutando l’attore a ritrovare la concentrazione e, di conseguenza, il personaggio. Sì, il personaggio: ho capito che l’unica cosa sulla quale vale veramente la pena focalizzare è proprio questa. Non l’avevo capito. Ahimè.
    Così, per farla breve, ho deciso che, per comprendere veramente cos’è un attore, cos’è un personaggio, sarebbe stato il caso di diventare io stesso un attore, un personaggio. Ho pensato che fosse di vitale importanza riuscire a capire cosa muove le emozioni all’interno di un essere umano attore. E così, grazie alle preziose ricerche di mia moglie, ho conosciuto Beatrice Bracco.
    Beatrice è una delle più importanti acting coach che operano in Italia, forse in Europa. Di origine argentina ma da tanti anni nel nostro paese ha aperto una scuola ed ha formato attori dal talento eccezionale quali Kim Rossi Stuart o Claudio Santamaria tanto per citarne alcuni.
    Ho frequentato, per ora, due seminari. Tre più cinque giorni. Sicuramente non ho imparato a recitare. Quello che ho capito invece è che ognuno, dentro di sé, ha tutto quel che serve per diventare un grande attore. Beatrice mi ha rivoltato come un calzino, e c’è un Piero prima, ed un Piero dopo. “Visitare un personaggio a tale profondità da conferirgli la vita”. Questo è quello che fa Beatrice. E parte, innanzitutto, dalla conoscenza di se stessi. Io mi sono sempre ritenuto un uomo di scienza. Uno razionale e pragmatico. Miscredente e senza dio. Eppure, ho vissuto delle esperienze, sensoriali e mentali, al di là di quello che io potessi solo immaginare. Ed ho fatto solo pochi passi di un processo lungo e difficile. Ho vissuto momenti di estrema libertà, indimenticabili. In mezzo a sconosciuti mi sono liberato. Ed ho pianto. Dopo vent’anni e più che non versavo nemmeno una lacrima. Chiamalo Stanislavskij, chiamalo Strasberg… fattostà che è stato talmente lampante il fatto di aver scoperto e cominciato a conoscere un mondo nuovo, che ho deciso che questo mio percorso di formazione non potesse che continuare. Vorrei riuscire ad assumere una sicurezza tale che mi porti ad interfacciarmi con gli attori in maniera conscia e libera. Conoscendo loro, conoscendo cosa muove il loro intimo, posso capire come far sviluppare i loro personaggi. Che è tutto. Da ora in poi mi concentrerò in maniera completamente diversa sul set. Il mio lavoro sarà per la quasi totalità sui personaggi. Un film si può fare con cento milioni di dollari o con mille. L’unica differenza la fanno i personaggi che gli attori portano davanti alla cinepresa. Il resto si può dire che sia quasi superfluo.