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Un film breve di Piero Costantini

Anno: 2009
Soggetto: Eleonora Cardellini
Sceneggiatura: Piero Costantini
Produzione: Sputnik Media
Fotografia: Blasco Giurato
Musiche: Eleonora Cardellini

Girato in Sony Cinealta
Colorato su DaVinci 2k

Amore e morte sono gli ingredienti di Camille, un film breve che racconta la storia di una famiglia in crisi. Una madre con il suo bambino, una casa sul mare nella solitudine d’autunno, un padre che non arriva, uno strano giardiniere e la misteriosa vicenda di un gatto che sembra non morire mai.

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From album ELECTRONIC BALLADS the official videoclip of the new single MAGGIO.

production: Sputnik Media
dop: Marco Sgorbati
directed by: Piero Costantini

Shot on Canon 7D
Graded on DaVinci 2k

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Avevo detto che avrei sperimentato la Canon 5D ed invece, per una serie di vicissitudini ho utilizzato una 7D. Poco cambia, in realtà. La moda del momento di chiama HDSLR, cioè girare video in formato 1080p con codec h.264 utilizzando delle macchine fotografiche. Canon è in compagnia di Panasonic e Sony. Nikon si è accaparrata il mercato foto e Canon quello video per logiche puramente commerciali.

Devo girare il videoclip di Leonora completamente di notte e senza luce aggiunta. La scelta cade immediatamente su Canon che, della luminosità del proprio sensore ne fa un vanto. Noleggio (circa 250€ al giorno ottiche primes comprese 20, 35, 50, 85, 100) e vado.
La camera, montata sul rig si presenta scomoda, difficile da maneggiare e molto sbilanciata. Il visore con tanto di viewfinder Zacuto non è per nulla preciso e la monitoria esterna è abbastanza triste (avevamo un monitor 9” SD, con quello HD le cose dovrebbero essere migliori) al punto che, se colleghi il monitor esterno, il monitorino della camera si spegne il che è molto scomodo per chi sta in macchina. Detto questo, agire sull’ottica non è come agire su delle ottiche 35, l’escursione è bassa ed è veramente difficile tenere il fuoco (oltre che farlo, visto il monitor). Questo comporta il fatto che l’aggeggino non è da ‘guerrilla filmmaking’ ma ha bisogno di tempi e modi da cinepresa per poter rendere al meglio.
Il tutto a servizio del codec H.264 che, per l’amor di Dio, sui Bluray di casa va benissimo, ma per fare della post seria non è professionale. Il rumore è tanto così come gli artefatti. Certamente sono mitigati dall’ottica che restituisce una notevole resa e fascino nella profondità di campo, ma ad un occhio esperto non sfuggono e fanno venire un po’ di brividini… Certo, basta collegare la schedina al mac e i file sono belli che pronti, comodità non da poco (anche se fare editing con file H.264 è quanto meno ostico, io ho convertito tutto in ProRes), ma la ciccia è veramente poca.
Detto questo passiamo all’affidabilità… la 7D non è una telecamera, non nasce per fare riprese di continuo, il processore scalda molto e sotto il sole capita che vada in protezione e si spenga, la nostra poi aveva un grumetto di pixel bruciati per fortuna sotto le bande del 2,35:1 che si notava solo su fondi neri, su fondi chiari non c’era verso di accorgersene. Ho inoltre raccolto diverse bestemmie di persone che hanno perso i dati dalla memory card… fate un po’ voi… Forse, se uno ha l’attrezzatura propria che tiene ed utilizza con molta cura allora il grado di affidabilità sale, ma se uno va a nolo deve stare molto attento…
La 7D, o in generale lo strumento HDSLR, rimane a mio avviso un compromesso, costa relativamente poco e restituisce un’ottima resa fotografica a patto che si abbiano tempi e modi di utilizzarla e soprattutto non ci sia una grossa necessità di postproduzione: tracking, compositing e quant’altro diventano parecchio ostici su una base simile. E’ fantastica al buio, in tali condizioni non è paragonabile con nessun altro strumento, ma non è adatta per tutti i tipi di produzione, soprattutto non è adatta per il cinema… e per cinema intendo quello che decide per tempi e budget di girare con un attrezzo del genere: è dispendiosa in termini di lavorazione tanto quanto una Red.
Prossimo esperimento: Arri Alexa!


LEONORA – “MAGGIO” from Piero Costantini on Vimeo.

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Dopo averne tanto sentito parlare finalmente ho avuto l’occasione di testarla su una produzione. Sinceramente partivo molto prevenuto, ho sempre pensato che la RED fosse una grande (e ben congegnata) operazione di marketing: un look molto cool, da terminator filmaker, un sito paraculino, l’occhio strizzato agli utenti indipendenti per quanto riguarda la post, e un prezzo, apparentemente abbordabile. C’era qualcosa che non mi tornava, così ho approfondito un po’ lo studio.
La camera si presenta con un sensore 4k full frame, il che significa che si montano ottiche 35mm a tutti gli effetti, di conseguenza è una cinepresa con magazzino digitale ma quello che non mi tornava (memore delle esperienze fatte con la Viper) era il datarate del flusso che veniva scritto nell’hard disk. Com’era possibile che due hard disk da 2,5” messi in RAID, potessero registrare materiale non compresso? Infatti non è possibile. Il RED Code è RAW, ma non è certo non compresso. Il datarate a 4k è pressochè lo stesso di un file 1080p ProRes HQ cioè fra i 20 e i 35 Mb/s. Ben lontani dai 190 di un 10bit log. Per cui, se la matematica non è un opinione da qualche parte la fregatura deve esserci. Ho consultato il mio guru sul digitale, Dante Cecchin, il quale, anche lui dubbioso sulla camera in questione, ha fatto dei testi di trasferimento in 35mm del materiale RED e ciò che è risultato è stato un discreto rumore sulle basse luci, cosa che per le camere digitali non è una novità, ma che con la Cinealta si era notevolmente ridotto. 
Ma questo dettaglio (?) non mi ha sconfortato e sul set ci siamo parecchio divertiti. La RED è molto pratica, ed ha diverse funzioni che aiutano a velocizzare i tempi di shooting: si può, ad esempio, cambiare la risoluzione da 4k a 3k per ottenere un taglio più stretto senza cambiare ottica (considerando che il DI avviene sempre in 2k, ciò non compromette la qualità), si può girare in slomo a 50fps (3k) e 100fps (2k) e, a fine giornata, si sgancia l’hard disk, si collega al mac e si copia il girato. Dopodiché con Final Cut il procedimento di lavorazione è semplicissimo e molto agile. Personalmente sono  un fan del ProRes da quando è uscito e questa volta ho utilizzato il 4:4:4:4 per tutto il DI. Mi sono fatto degli LT per l’editing sul portatile (a Pasqua ero in viaggio…) e poi ho relinkato tutto al ritorno sul Mac Pro. Intuitivo e facilissimo. Il log & transfer ti permette di imprimere ai file ProRes una sorta di luce unica (3200, 5600, tungsteno…) in modo da lavorare su file il più vicini possibile al risultato finale. A questo punto puoi scegliere di rimanere coi ProRes oppure di esportare un XML e ricollegarti al girato RAW, considerando però, che tale formato non va nemmeno in play in tempo reale. Per il grading abbiamo utilizzato per la prima volta Color, strumento interessante anche se, abituati al tempo reale del Da Vinci  dà un po’ ai nervi. Di ‘ciccia’ ce n’era a iosa, i ProRes hanno retto alla grandissima e, considerato che abbiamo girato con tempo variabile, nuvole, vento, sole, il tutto in tre ore effettive, il risultato ‘estivo’, alla fine dei conti, è riuscito.
Posso considerarmi soddisfatto dell’esperienza, per un certo tipo di produzione la RED è la soluzione ideale.
Una nota divertente è che dopo aver fatto tutto come si deve, lavorando sempre in 2k, il cliente ha mandato in onda lo spot dal file di preview che gli avevo mandato via email: un h264 512×288 dall’incredibile datarate di 500 kbit/s… ma non in televisione… sul maxi schermo dello Stadio Olimpico…


Prossimo esperimento Canon 5D…

Ecco lo spot.


AS ROMA CAMPUS – Commercial 2010 from Piero Costantini on Vimeo.
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Ecco a voi Camille in HD 720P.


CAMILLE from Piero Costantini on Vimeo.

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